Psicomotricità bambini: quando il gioco e il divertimento aiutano a crescere.
Negli ultimi anni in particolar modo si sente parlare sempre più spesso di corsi di psicomotricità e di quanto sia importante per lo sviluppo dei bambini. Asili, scuole e punti gioco hanno introdotto nel loro piano scolastico il progetto psicomotorio molto spesso attivato e condotto da un professionista esterno, una psicomotricista o una psicologa. Ma scopriamo nel dettaglio la psicomotricità cos’è e soprattutto perché è diventata così diffusa.
La psicomotricità: cos’è esattamente?
La psicomotricità è una disciplina che nasce negli anni ’60 in Francia e si diffonde in Italia intorno agli anni ‘80. Si è distinta in numerosi indirizzi che si possono riassumere in due principali: la psicomotricità funzionale e la psicomotricità relazionale. Per entrambe le correnti è fondamentale l’importanza che il corpo assume all’interno dello sviluppo cognitivo e relazionale del bambino. Il corpo diventa il veicolo principale con cui il bambino esprime e risolve traumi, supera problematiche e recupera rallentamenti evidenziati in tutte le aree di crescita siano esse relazionali, cognitive e linguistiche. Mentre la psicomotricità funzionale viene praticata con bambini che manifestano problemi specifici anche importanti dal punto di vista biologico e solitamente prevede interventi riabilitativi uno a uno –terapista paziente – la psicomotricità relazionale si presta invece sia all’intervento individuale che a quello di gruppo.
Ma come mai si è diffusa così tanto negli ultimi tempi? I bimbi dell’ultimo decennio stanno manifestando una serie di fragilità e difficoltà relazionali in scala sicuramente maggiore rispetto al passato. Per molti la causa è da ricercarsi nelle troppe attività che i bambini sono portati a fare e che spesso non lasciano loro il tempo di annoiarsi e scoprirsi davvero per quello che sono. Pochissimo tempo per la creatività spontanea e sempre più stimoli “prestazionali” cioè attività per cui vengono valutati. La psicomotricità proprio per la sua natura libera e non giudicante può essere la soluzione.
Psicomotricità relazionale: quali sono gli obiettivi?
La psicomotricità è un intervento educativo rivolto ai bambini che dà spazio allo sviluppo corporeo ed alla consapevolezza del sé, all’espressione del proprio mondo interno, alla conoscenza dello spazio e degli oggetti, con riferimento ad una modalità di approccio sistemico al mondo. Il bambino è la sintesi dell’ambiente in cui nasce e cresce e nessun problema può essere analizzato come a sé stante ma può essere risolto soltanto con la relazione che il bambino ha con l’adulto, con i coetanei e con le sue emozioni.
La psicomotricità si pone l’obiettivo di favorire un armonico percorso di crescita per i bambini, già dai primi anni di vita, grazie al potenziamento delle loro risorse. In generale gli obiettivi possono essere:
- Stimolare la propriocezione, la consapevolezza di sè, delle capacità e dei limiti del corpo per facilitare lo sviluppo, l’autonomia e la crescita;
- Offrire situazioni utili allo sviluppo psicomotorio dell’individuo, all’esplorazione dell’ambiente circostante e alla gestione di spazio e corpo in modo coordinato con gli altri;
- Arricchire le capacità espressive e comunicative per la socializzazione;
- Superare l’egocentrismo tipico dei bambini e costruire un’identità all’interno del gruppo;
- Fare esperienza del senso di collaborazione e condivisione, di responsabilità e rispetto, stimolare la capacità di ascolto, per la vita in “comunità”;
- Promuovere la creatività e la comunicazione non verbale per facilitare l’espressione delle emozioni e del vissuto attraverso il corpo, il movimento, la postura, il gioco, la relazione;
- Favorire la conoscenza e l’integrazione del rapporto di gruppo, sondandone le dinamiche in attività collettive;
- Favorire lo sviluppo della personalità a livello globale: corporeo, emotivo, percettivo, cognitivo e rafforzarne i mezzi per affrontare eventuali difficoltà e ostacoli.
Corsi di psicomotricità: cosa si fa durante l’attività
La psicomotricità relazionale può essere quindi un valido aiuto nella prevenzione e nella cura dei disagi nell’area del comportamento ma anche nei ritardi dello sviluppo, della comunicazione, dell’espressione delle emozioni e delle difficoltà più comuni (DSA, ADHD..)
Ma come avviene questo processo? Semplicemente attraverso il gioco. Se si guarda una lezione di psicomotricità sembra infatti che i bambini stiano “semplicemente” giocando, in realtà il gioco è l’attività o il “lavoro” più importante per la costruzione dell’identità e per la crescita emotiva e cognitiva di una persona. Il bambino giocando esprime se stesso, ci racconta la sua storia e ci rivela i suoi bisogni, le sue difficoltà, i suoi desideri, la sua volontà, la sua relazione con lo spazio, gli oggetti e le persone.
Il bambino che corre spontaneamente: investe e conquista lo spazio. Scopre il piacere del movimento, acquisisce consapevolezza e fiducia in sé attraverso il muoversi, il fermarsi, il salire, lo scendere, il tuffarsi, il rotolarsi, il dondolare, lo spingere, il tirare. Questo è il modo attraverso il quale il bambino impara ad affrontare la realtà, per impossessarsene. Svolgendo tali giochi il bambino impara a stare con gli altri e a stabilire rapporti significativi.
Lo psicomotricista partecipa utilizzando principalmente il linguaggio corporeo non verbale (che è la prima forma di comunicazione), accoglie le richieste del bambino, valorizza le sue iniziative, lo facilita nell’interiorizzazione delle regole sociali, nella conoscenza e nella padronanza dell‘aggressività, nel superamento di forti Inibizioni e nel rafforzamento del senso di sicurezza e dell‘Autostima.
La lezione dovrà tenersi in uno spazio attrezzato con cuscinoni, materassi, materiali per travestimenti, palle; oltre ad avere una zona dedicata alla creatività, attrezzata per disegnare, fare costruzioni, manipolazione e tutto quello che può dare libero sfogo all’esplorazione e la creatività.
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