STUDIARE CON METODO
Apprendere, far proprio un argomento o la lezione del giorno, non è semplice. Lo studente è convinto di aver assimilato i contenuti, ma poi il risultato delle prove non è del tutto soddisfacente e non rispecchia la fatica e l’impegno profusi. Di fronte al voto negativo la reazione dei ragazzi è quella di gettare la spugna. La reazione dei genitori è quella di cercare una motivazione per il risultato non rispondente alle aspettative e, sovente, questa motivazione è: mio figlio/a non ha un buon metodo di studio. Si inizia perciò a chiedersi come “procurarsi” questo fantomatico “METODO DI STUDIO”. Cercheremo quindi di aiutare studenti e genitori ad avvicinarsi all’idea che, applicandosi con costanza e seguendo alcuni semplici suggerimenti, lo studio diventerà un’attività, magari non piacevole, ma almeno fruttuosa.
Il metodo di studio non è un pacchetto di regole che lo studente deve seguire pedissequamente per ottenere buoni risultati, ma è semplicemente la capacità di organizzarsi e di far proprie alcune strategie per assimilare e apprendere con più facilità le varie discipline; l’Istituto Don Carlo San Martino ormai da anni propone agli studenti della classe prima della scuola secondaria un laboratorio dedicato proprio al Metodo di Studio per cercare di aiutare gli alunni a “Imparare ad imparare”.
Durante il trimestre per un’ora alla settimana gli studenti saranno coinvolti in alcune attività atte a rafforzare la motivazione e a migliorare l’approccio allo studio. Le prime ore del laboratorio vengono sempre dedicate alla riflessione personale per comprendere il tipo di studente che ognuno crede di essere e all’individuazione delle condizioni migliori per studiare commentando quali possano essere invece le cattive abitudini da evitare.
Si passa poi all’organizzazione e alla pianificazione del tempo a disposizione; per fare questo si inizia dallo studio del diario: viene proposta la suddivisione per disciplina delle pagine del diario in modo che corrispondano alla effettiva suddivisione oraria della giornata scolastica. Questo semplice accorgimento aiuta lo studente ad avere ben chiaro, anche in termini di spazio, quali siano le materie sulle quali concentrarsi durante il pomeriggio.
Supporto essenziale l’ingrandimento del proprio orario scolastico da appendere in camera e da colorare per rendere più chiare e visibili le discipline (foto)
Terminata questa prima fase organizzativa, l’insegnante propone lo sviluppo della competenza linguistica attraverso il passaggio dalla lettura orientativa a quella approfondita. Giunge poi il momento dello studio vero e proprio, la parte più complessa, ma anche più attiva. Sarà infatti lo studente che dovrà confrontarsi con i testi e con gli argomenti da assimilare. A questo proposito vengono suggerite alcune strategie per la memorizzazione dei concetti principali: l’individuazione delle parole chiave; la creazione di una scaletta per organizzare i vari contenuti (più importanti, meno importanti); la creazione di una mappa concettuale o di uno schema a punti. Il tempo dedicato a queste fasi non è sprecato, ma investito. Aver ben chiari i contenuti e avere dei validi appigli (parole chiave) è fondamentale per una buona memorizzazione e di conseguenza per una efficace esposizione orale.
È importante sottolineare che il Metodo di Studio diventa un BUON metodo nel momento in cui si trasforma da teorico a personale e non quando si stereotipizza, ma è in continua evoluzione, si adegua e cresce con i ragazzi.
Per approfondire questo tema proponiamo un saggio scritto dal Dirigente della scuola Don Carlo San Martino , Attilio Bergamini, e dall’insegnante Nicoletta Ballabio, estratto dal libro “Sguardi sulla scuola- guida pratica per genitori”, casa editrice Ancora.
Metodi per studiare
Due sono i cardini del metodo della scienza, le sensate esperienze e le matematiche dimostrazioni
(G. Galilei)
In primo luogo riteniamo necessario ricordare che esiste un intrinseco rapporto fra le strategie del pensiero e il metodo di studio. Un pensiero ordinato e organizzato si declina automaticamente in un valido metodo di apprendimento. Nel contempo l’apprendimento di un organizzato metodo di studio promuove processi di pensiero più consapevoli e controllati. Ciò significa che ci sono alunni che posseggono naturalmente un buon metodo e altri che traggono importanti vantaggi di apprendimento se aiutati ad acquisire un metodo di studio strutturato. E’ risaputo che l’efficacia del processo di apprendimento dipende anche dalla qualità del metodo di studio che è il risultato della somma dei processi di pensiero e degli aspetti organizzativi dell’esperienza scolastica. Ogni azione umana necessita di un metodo adeguato allo scopo, ad esempio il pensiero scientifico moderno si è sviluppato grazie all’utilizzo di metodi di ricerca adeguati; anche per lo studio scolastico si possono pensare strategie adatte a favorirne il buon esito.
Gli alunni – Il metodo di studio è efficace quando è l’espressione di corrette strategie di pensiero applicate al processo di apprendimento. Gli insegnanti possono spesso osservare che le difficoltà di apprendimento non sono imputabili a deficitarie strutture cognitive, ma ad un inadeguato utilizzo delle stesse e della loro positiva ricaduta sulla “voglia di studiare”. E’ comunque bene ricordare che il metodo di studio di per sé non risolve i problemi di scarsa motivazione. Lo studio è produttivo quando lo studente utilizza strategie di pensiero coerenti con ciò che deve essere appreso ad esempio sa avere una visione d’insieme di un testo quando gli viene chiesto di ricostruire la trama o sa selezionare ciò che è importante se ha il compito di trovare le parole chiave oppure ancora sa pianificare il lavoro da svolgere e sa mantenere la concentrazione.
Sono parte integrante del metodo di studio le strategie utilizzate dallo studente quando incontra delle difficoltà o deve fare i conti con dei parziali insuccessi. Alcune strategie sono più utili allo scopo come parlare delle difficoltà con qualcuno che può capire ed è in grado di offrire un aiuto oppure pensare a modalità risolutive del problema. Altre strategie sono poco utili come isolarsi, sperare che le cose si risolvono da sole, darsi la colpa o tenere un atteggiamento rinunciatario.
Non esiste un solo metodo di studio efficace. La bontà del metodo non dipende dalla sua aderenza ad uno schema rigido ma dalla sua efficacia.
Il metodo cambia in relazione all’età dell’alunno e ai diversi gradi nei quali si articola l’istruzione. Il metodo dipende anche dalla personalità dell’allievo. Esistono modelli psicopedagogici dai quali derivano metodi Sguardi sicuri 84 che pensati e messi in pratica hanno dimostrato di essere efficaci.
Il metodo di studio si costruisce gradualmente nel tempo e va modificandosi nel corso degli anni.
Insegnanti e genitori hanno il compito di aiutare gli allievi, a partire dalla scuola primaria, a costruirsi il proprio metodo di studio.
Un insegnante capace guida gli allievi ad imparare a studiare e ad apprendere. Dà indicazioni di percorso, suggerisce modalità di studio che aiuta a sperimentare, cominciando dal lavoro in classe . Un buon insegnante è flessibile e sa utilizzare più strategie quando propone ai suoi alunni un’attività, un contenuto da apprendere ed evita di considerare il suo come l’unico stile di lavoro e di apprendimento. E’ quindi necessario che la scuola faccia delle valide proposte di metodo che poi deve condividere con i genitori affinché il lavoro condotto a casa sia coerente con quanto viene proposto e realizzato in classe.
Insegnanti e genitori – In questo lavoro intendiamo proporre delle indicazioni operative concrete che in genere si dimostrano utili a rendere proficuo il lavoro scolastico dell’alunno. Siamo consapevoli del fatto che si tratta di un argomento molto vasto sul quale esiste un’ampia letteratura cui attingere e che è comunque di competenza dell’insegnante guidare all’apprendimento di un metodo per studiare.
Ci limiteremo qui ad alcune indicazioni scelte fra quelle che ci sembra possano essere preziose per quei genitori che, a casa, il pomeriggio, vogliono essere d’aiuto ai propri figli, in sintonia con la proposta didattica degli insegnanti.
Non c’è esperto che non anteponga alla presentazione di tecniche per studiare una sottolineatura sull’importanza per ogni studente dell’igiene del sonno e dell’alimentazione. Un numero giusto di ore di sonno, un’ora regolare per andare a dormire, una sana alimentazione, un ambiente adatto sono le premesse per cominciare a studiare.
Prima lo studio , poi i compiti, anche se spesso questo stile non piace. E ancora: meglio le materie affrontate nell’arco della giornata o mattinata di scuola, giorno per giorno. La mente fa tesoro di ciò che ha appena ascoltato o su cui si è esercitata.
Può essere prezioso sapere che anche il tempo di lavoro ha regole proprie. La mente ha bisogno di un tempo di riscaldamento per lavorare poi con produttività . Meglio quindi evitare continue interruzioni, specie se prolungate. Val la pena di pensare la mente come un diesel: prima si riscalda, poi produce al meglio. Ma neanche tempi troppo lunghi sono efficaci. Meglio inserire nel tempo di studio qualche piccola pausa, un break per la merenda per esempio.
Studiare risulta spesso per bambini e ragazzi l’impegno più gravoso. Ecco poche indicazioni su cui confrontarsi con i docenti o su cui magari leggere qualcosa in più
Prima di cominciare: dare uno sguardo all’insieme, utilissimo. Il pezzettino da studiare, i paragrafi da imparare si ricordano di più se inseriti in un contesto, nell’insieme di cui sono parte. Per questo è importante cominciare sfogliando le pagine che vengono prima, rileggendo i titoli dei paragrafi o dei capitoli precedenti . Poi è bene creare l’abitudine di sorvolare con gli occhi ciò che è stato assegnato per lo studio, di guardare le immagini, soffermarsi su titoli e sottotitoli. Il passo successivo è quello di porsi domande: a quali risponderà il/i paragrafo/i assegnato? So già qualcosa 85 al riguardo? Ho letto qualcosa, ho visto un film, un documentario, un luogo che si aggancia a ciò che sto per leggere? E infine è strategia preziosa imparare a ipotizzare: sarà facile o difficile? Di più: quali parti saranno facili e quali difficili? Quali richiederanno più tempo? Così la mente è stata attivata, è pronta per imparare in maniera consapevole, non meccanica
Si parte: leggere il testo è il naturale passo successivo . A voce alta? Sì se le pagine non sono troppe, se serve un’attività che favorisca la concentrazione, se chi sta studiando è ancora alle prime armi. Crescendo , in realtà, ogni studente scoprirà che la lettura silenziosa è più veloce e consente collegamenti e passaggi critici . E’ importante organizzare la lettura in piccoli blocchi per riprendere più volte ogni singola parte. Il momento della prima lettura è quello più adatto per soffermare l’attenzione sui vocaboli non noti o poco chiari e cercarne una definizione. Sottolineare: un’arte da apprendere gradualmente perché tutt’altro che facile. E’ però di grande utilità sia per mantenere l’attenzione che per evidenziare i punti chiave e facilitare poi il ripasso. Nell’apprendimento di questa attività gli insegnanti sono di grande aiuto. Vale la pena di richiamare due regole: non si sottolinea mai alla prima lettura, è inutile sottolineare tutto. Mettere in campo, durante la lettura, l’immaginazione è un’altra delle strategie che favoriscono un apprendimento consapevole, che evitano che la mente resti passiva. Si tratta di costruire pian piano l’abitudine a vedere ciò che si legge, a costruirsi nella mente una sorta di filmato che dia concretezza ai contenuti, , che colleghi parti , idee, o eventi . Anche scrivere entra a far parte dell’attività di studio. Abituarsi a scrivere mentre si studia è di sicura efficacia. Ciascuno ha l’importante compito di scoprire quale strategia di scrittura è più produttiva per sé: meglio gli appunti a margine
Il richiamo di parole chiave? La costruzione di mappe o schemi su un foglio o su di un apposito quaderno? L’utilizzo di post–it per richiamare idee, date o eventi? Si tratta di una ricerca indispensabile per garantire una migliore qualità dello studio in particolare negli anni della scuola secondaria di secondo grado; è però un’abilità che si costruisce pian piano nel tempo, in particolare negli anni della scuola secondaria di primo grado.
In dirittura d’arrivo: ripetere è l’attività conclusiva che non può essere evitata. Si ripete prima a blocchi “sbirciando” il testo, a voce alta o in maniera silenziosa. Per gli apprendisti studenti, i più piccoli, è importante ripetere ad un interlocutore, a un adulto che ascolta. I più grandi possono affidarsi a un registratore o ripetere mentalmente. Il passo finale deve essere comunque l’esposizione a voce (alta o mentalmente) a libro chiuso: è questa la prova di come e quanto si è appreso
Le mnemotecniche ovvero i trucchi del mestiere: capita spesso che un vocabolo, una data, un elenco di parole risultino difficili da memorizzare. E’ importante riconoscere la difficoltà e inventare come superarla. Si tratta a volte di costruire giochi di parole, di associare date a eventi della storia personale, di suddividere in gruppi una serie di numeri, di inventare immagini o associazioni strane e altro ancora. Chi non ricorda “Ma con gran pena le recan giù” come mnemotecnica per memorizzare i nomi delle catene delle Alpi?
Punti di forza, punti di debolezza: è importante che nelle diverse fasi dello studio ciascuno impari a riconoscere i propri punti di forza e quelli di debolezza, che scopra pian piano come gli risulta più facile imparare. Ciascuno dai suggerimenti degli esperti deve raccogliere ciò che per lui è più funzionale e costruire così un metodo di studio personale che sappia far leva sulle risorse proprie e trovi strategie per superare o aggirare eventuali limiti. Si tratta di scoprire se si impara di più con la vista ( sono utili allora schemi, immagini, l’utilizzo di più colori…) o piuttosto con l’udito (mai perdere la spiegazione dell’insegnante e tenere a portata di mano il registratore, per esempio) o se si preferisce prima un percorso analitico per poi passare alla sintesi o al contrario un approccio globale, che colga il succo del discorso per poi apprendere i singoli passaggi. E’ questo solo un accenno ai possibili stili di apprendimento; è solo un assaggio che la scuola con i suoi insegnanti può approfondire.
Gli errori: non è certo facile vedere l’errore come una risorsa. Eppure cercare di capire cosa nasconde dietro, indagare sul perché dell’errore e soffermarsi su di esso è estremamente utile per l’apprendimento. Si tratta, ancora una volta, di essere consapevoli di come si impara e di come la propria mente procede. Un genitore può essere d’aiuto quando, insieme al figlio, rivede una verifica e si sofferma sui successi ma anche sugli insuccessi. Può essere prezioso avere una cartoncino, un quadernetto su cui annotare gli errori ricorrenti con i suggerimenti per la correzione. Può essere strategico rivederlo insieme prima di una verifica. L’errore si sconfigge solo se scoperto e indagato, solo se riconosciuto e se , in particolare, mi aiuta a dare un nome, a descrivere i miei punti di debolezza. di come si impara e di come la propria mente procede. Un genitore può essere d’aiuto quando, insieme al figlio, rivede una verifica e si sofferma sui successi ma anche sugli insuccessi. Può essere prezioso avere una cartoncino, un quadernetto su cui annotare gli errori ricorrenti con i suggerimenti per la correzione. Può essere strategico rivederlo insieme prima di una verifica. L’errore si sconfigge solo se scoperto e indagato, solo se riconosciuto e se , in particolare, mi aiuta a dare un nome, a descrivere i miei punti di debolezza.
Posso aiutare mio figlio a creare abitudini: un orario per iniziare a studiare, uno entro il quale cercare di aver concluso, uno per una pausa; uno spazio adatto, i materiali a portata di mano Cercherò, guidato dal buon senso, di essere intransigente, almeno finché le regole dello studio non si saranno radicate. So che un’ora giusta per andare a dormire e una buona alimentazione aiutano lo studio Sfrutto i consigli di interclasse o di classe, i colloqui individuali per capire bene le richieste degli insegnanti, per avere indicazioni circa i criteri di lavoro, i materiali utilizzati perché anch’io possa offrire il mio contributo in sintonia con gli insegnanti Lo aiuto a ricordare i passi dello studio: sorvolare il testo, domandare, leggere, sottolineare e scrivere, ripetere a libro chiuso. Posso aiutarlo anch’io a scoprire qual è il metodo a lui più congeniale: impara con gli occhi? O molto di più ascoltando? O sono più efficaci gli schemi? E’ metodo di studio rivedere insieme le verifiche e soffermarsi sugli errori o cogliere i punti di forza. Se non mi sostituisco a mio figlio, gli insegnanti apprezzano il mio appoggio nel lavoro pomeridiano. Ne parlo con loro e condivido con loro la scelta del momento giusto per lasciarlo lavorare via via sempre più da solo. Lo sostengo con l’incoraggiamento, mi mostro curioso, stupito di ciò che sta imparando, gli rendo evidenti i progressi. Posso aiutarlo anche a riconoscere come la fatica sia indispensabile per raggiungere una meta. Se la scuola non lo fa, posso chiedere di vedere le verifiche scritte. Consegnare agli alunni le verifiche svolte in classe è un altro importante indicatore di qualità di una scuola. Non penso solo a incolpare la scuola accusando gli insegnanti e attribuendo solo a loro gli eventuali insuccessi di mio figlio Non mi accontento quando mio figlio mi dice che gli basta ascoltare in classe, che la lezione “la sa già”. Se mio figlio torna da scuola e mi mostra contento ciò che ha fatto, mi mostro interessato, apprezzo il lavoro e non addito gli errori. Ci sarà un altro momento per soffermarsi su quelli.